Democrazia è una forma generale di organizzazione politica, contrapposta classicamente ad aristocrazia, monarchia, oligarchia. Etimologicamente il nome vuol significare ‘governo di popolo’, ‘governo di diretta emanazione popolare’, ma questa definizione va riportata sempre alle concrete situazioni storiche, poiché la reale consistenza delle democrazie che conosciamo è diversa nei diversi momenti storici.
La democrazia greca
Basti pensare che l’antica democrazia greca (quella ateniese, per esempio) non veniva sentita in contraddizione con la schiavitú; anzi si fondava proprio sulla presenza di una massa dì schiavi, mentre la democrazia moderna tende all’eguaglianza: d’altra parte anche i moderni concetti di democrazia variano dai concetti classici di essa. Non è possibile stabilire la priorità delle forme democratiche sulle altre: per Aristotele e per i teorici greci, in genere, la forma migliore di governo era quella che contemperava le qualità migliori della monarchia, dell’aristocrazia e della democrazia.
In un certo senso si può parlare di democrazia per le comunità primitive di cacciatori e di pescatori, presso le quali si realizzava piuttosto una forma di comunismo primitivo. Successivamente il governo della cosa pubblica si identificò sempre piú con una sola persona (monarchia), spesso ritenuta partecipe di poteri divini, o rimase nelle mani delle caste superiori (di guerrieri e di nobili: aristocrazia). D’altra parte anche i regimi aristocratici (come, per esempio, quello di Sparta) presentavano spesso forme di democrazia di classe: eleggibilità di un re, parità di diritti fra i membri della stessa classe o dello stesso clan di nobili, ecc.
La democrazia ateniese si identificò con un grande ampliamento dei diritti politici ai membri della polis (o città stato), in modo tale che tutti i membri della stessa potevano partecipare all’amministrazione della cosa pubblica. S’intende che gli schiavi non erano membri della polis e non erano neppure considerati uomini: anzi, rendevano possibile, col loro lavoro, il godimento dei diritti civili da parte dei liberi.
La fine della democrazia nella Roma antica
Nonostante la presenza di una notevole massa di schiavi (si pensi che il censimento attico del 309 a. C. dava piú di 400.000 schiavi di fronte a 20.000 cittadini godenti di diritti politici), che limitava, evidentemente, l’ambito della democrazia, si può dire che la democrazia ateniese riuscì a trovare forme perfezionatissime di governo, con la divisione dei poteri, l’eleggibilità delle cariche, la possibilità di continui controlli sull’operato dei funzionari eletti, ecc.
I contrasti sociali provocavano in Grecia frequenti lotte di classe: e cosi in Roma, dove le conquiste democratiche vennero strappate dalla plebe al patriziato aristocratico in continue lotte, di cui la riforma serviana, l’instaurazione della repubblica, il movimento graccano e tutti gli altri movimenti che caratterizzarono la crisi dei secc. II e I a. C., sono alcuni momenti.
Strutturalmente la costituzione romana dell’età regia e repubblicana non fu democratica, non solo nei riguardi della schiavitú, ma anche relativamente a molti strati di liberi: l’instaurazione dell’impero fu proprio il risultato di una lotta secolare contro il patriziato (rappresentato dal senato), lotta mossa specialmente dalla plebe. Tuttavia anche l’impero si trasformò in oligarchia, per quanto riforme in senso democratico venissero fatte da molti imperatori: il famoso editto di Caligola, che estendeva a tutti il diritto di cittadinanza romana è un esempio chiaro di questa lotta per l’estensione democratica dei diritti politici. D’altra parte un vero contenuto democratico avevano le numerose rivolte di schiavi, operai, ecc., rivolte fallite (come quelle di Euno, di Spartaco, ecc.) ma che esprimevano acute esigenze sociali